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La Open Library

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La maggioranza dei frequentatori del web conosce l’esistenza dell’Internet Archive per una particolare funzione che esso offre: la Wayback Machine, che permette di visualizzare il modo in cui un dato sito è cambiato nel tempo, poiché ne salva periodicamente la versione corrente.

Ci sono però molti altri servizi, tutti accomunati dallo scopo: preservare informazioni e conoscenza, in qualunque forma si presentino.

Tra essi c’è la Open Library, una biblioteca virtuale che funziona proprio come una biblioteca fisica: dispone di un certo numero di copie digitali di moltissimi libri, che presta gratuitamente agli utenti che ne fanno richiesta.

Fino a oggi, il prestito di un e-book era identico al prestito di un libro: si poteva ottenere l’e-book soltanto se nessun altro l’aveva già preso in prestito, poiché il numero di copie a disposizione era limitato.

Il limite era puramente artificiale, naturalmente: non c’è una motivazione tecnica che imponga di limitare la disponibilità di un libro elettrico. Tuttavia era stata scelta questa modalità per evitare di indispettire i titolari del diritto d’autore, dato che tra i volumi ospitati dalla Open Library ci sono opere sulle quali il copyright non è ancora scaduto, e magari sono addirittura ancora in stampa.

Con il diffondersi della pandemia di Covid-19, la Open Library ha deciso di cambiare politica: per venire incontro alle necessità – di svago, di informazione, di studio – di chi è costretto a casa e non può recarsi nella biblioteca della propria città, ha eliminato le restrizioni che erano applicate ai libri protetti da copyright.

Di colpo oltre 1,4 milioni di libri tuttora in vendita nelle librerie sono diventati accessibili gratuitamente: la maggior parte dei titoli è ovviamente in inglese, ma vi sono pure opere in altre lingue, italiano compreso.

L’iniziativa ha preso il nome di National Emergency Library e durerà fino al 30 giugno 2020, oppure fino alla fine dell’emergenza da virus negli Stati Uniti, qualora essa dovesse protrarsi oltre la data indicata.

Tutto ciò è senz’altro meritevole, ma ciò che desta meraviglia è il sostanziale silenzio dei detentori del diritto d’autore (tra cui, lo ricordiamo, scrittori che da quei titoli guadagnano di che vivere).

La National Emergency Library ha infatti aperto i battenti martedì 24 marzo, e ci si sarebbe aspettato che immediatamente partissero le azioni legali; invece al momento in cui scriviamo ancora nulla s’è mosso.

Due anni fa, a seguito di una causa legale, il funzionamento originario della biblioteca era stato giudicato possibile stiracchiando un po’ il fair use, ma il cambiamento avrebbe dovuto mandare su tutte le furie autori ed editori.

D’altra parte, certamente né gli uni né gli altri trarrebbero giovamento da una mossa del genere: la pubblicità negativa che attirerebbero su di sé sarebbe ben peggiore di qualsiasi mancato incasso. Inoltre, per ora il numero di utenti della Open Library è tutto sommato contenuto: resta da vedere che cosa succederà qualora dovesse crescere in maniera importante a seguito della recente iniziativa.

Nel frattempo Brewster Kahle, fondatore dell’Internet Archive, è al settimo cielo: «È il sogno dell’Internet originale che prende vita»ha dichiarato. «Una biblioteca a portata di mano di chiunque».



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