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Canone TV, dalla bolletta della luce ai telefonini?

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Il canone TV è sempre un punto dolente della vita politica italiana. Dopo anni che si parlava di abolirlo per privatizzare la RAI o comunque cercare di fare qualcosa per battere un’evasione di massa che rendeva il canone un’autentica ingiustizia ai danni dei seri e dei corretti, Matteo Renzi pareva aver trovato una soluzione.

Il canone TV oggi si paga a rate sulla bolletta dell’elettricità. Non si tratta, per legge, di un abbonamento alla RAI (che uno potrebbe non vedere mai, anche se è molto difficile se non impossibile controllarlo) ma di una tassa sul possesso dell’apparecchio; e se qualcuno può fare il furbo negando di avere un televisore(oltretutto, molti oggi guardano i programmi televisivi direttamente sul PC o, meglio ancora, su tablet o smartphone), non può negare di essere connesso alla rete elettrica e avere una lampadina, un frigorifero, un ferro da stiro. 

Aggiungendo la tassa televisiva alla bolletta della luce, il problema dell’evasione – che arrivava a superare il 50%, con zone d’Italia intorno al 90% – è stato praticamente risolto.

Ciò ha comportato però che gli oneri della riscossione ricadessero sui gestori di energia elettrica i quali ora, dopo i recenti altissimi rincari dell’energia, non vogliono più fare anche da esattori del canone.

È nata quindi, nel Mef, l’idea di spostare il canone dalla TV sulla bolletta dei telefonini. Il problema è che non esiste una bolletta dei telefonini, se non per una parte minima dei cellulari italiani.

In Italia solo pochissimi tra gli utenti di cellulari, che oggi ha largamente sostituito il telefono fisso, ha sottoscritto un abbonamento con importi mensili regolari. La stragrande maggioranza utilizza invece una SIM prepagata che ricarica nei più diversi modi possibili, quando e come può. 

Certamente negli ultimi anni si sono diffusi molto gli abbonamenti forfettari, ma anche questi hanno scadenze e importi profondamente diversi, e soprattutto si rinnovano o meno soltanto se c’è credito. Inoltre – per una buona quota di clienti che possono anche possedere più SIM – è sempre diffusissima in Italia la pratica del cambio, anche frequente, non solo della tariffa ma soprattutto del gestore.

Fonte: Olimpo Informatico

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