L’abbiamo vista tutti la scena, il web ricolmo di filmati: concerto dei Coldplay, la kiss-cam che inquadra Andy Byron abbracciato con Kristin Cabot, direttrice HR della sua stessa azienda da 1,3 miliardi di dollari, Chris Martin commenta ironica dal palco: “maybe they have an affaire”.
In poche ore, il CEO si dimette. La direttrice viene sospesa. Un’azienda da 1,3 miliardi di dollari perde i suoi vertici per un abbraccio, per un inquadratura, una valanga di commenti, l’immagine intaccata.
Non è stato il gesto in sé a condannarli, ma il contenuto virale, in simbolo, in caso di studio. Byron e Cabot non erano in ufficio, non stavano negoziando un contratto. Eppure, per esempio il ruolo di CEO di Byron lo ha simbolicamente sempre “in servizio”. Astronomer ha reagito con la velocità: identificazione della minaccia, isolamento, rimozione. La decisione di far dimettere Byron non è stata probabilmente presa per indignazione morale, ma per necessità.
Lo stesso meccanismo è esploso nel 2018 in Intel, una delle aziende più potenti e influenti del mondo tecnologico. Brian Krzanich, allora CEO, fu costretto a lasciare il suo incarico non per uno scandalo di abusi, né per questioni di performance, ma per una relazione consensuale con una dipendente. Una relazione finita da tempo, ma mai dichiarata. Intel fu netta: «Un’indagine interna ha confermato che Krzanich aveva avuto una relazione consensuale con una dipendente, in violazione della Politica sulle Relazioni Personali. Ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato». Nessuna accusa di molestie.
Fino a pochi anni fa, in moltissime aziende — e non solo nelle realtà più tradizionali — le relazioni tra colleghi non erano affatto un problema. Anzi, spesso venivano tollerate, ignorate o trattate con una certa dose di discrezione, poi qualcosa è cambiato, e in modo irreversibile. Tra il 2017 e il 2018, con l’esplosione del movimento #MeToo, è emersa con forza una nuova consapevolezza: molte relazioni sul posto di lavoro, anche quando sembrano consensuali, nascondono squilibri profondi di potere e le aziende hanno capito che il rischio non era solo interno, ma reputazionale: una storia mal gestita poteva esplodere e danneggiare l’intera immagine aziendale. Così, molte multinazionali hanno iniziato ad aggiornare in fretta i loro codici etici, introducendo regole chiare e vincolanti.
Meta è stata tra le prime Big Tech a prendere posizione netta sul tema. Non vieta le relazioni sul lavoro, ma ha stabilito delle regole molto precise, soprattutto se tra i due colleghi c’è una differenza gerarchica.
Google è forse l’azienda che ha reagito in modo più deciso Le relazioni sentimentali tra colleghi non sono vietate, ma ci sono regole molto rigide:
In molti casi, Google riassegna i ruoli per evitare situazioni di dipendenza gerarchica.
Se vuoi uscire con un collega, puoi chiederglielo una sola volta.
Se ti dice no, non puoi riprovarci. Qualsiasi ulteriore approccio può essere considerato molestia o pressione.
Se c’è una relazione con qualcuno che lavora nel tuo team o sotto di te, va dichiarata ufficialmente.Apple è molto diversa dalle due precedenti. La sua cultura aziendale è molto più chiusa e riservata, e raramente rende pubbliche le proprie policy interne. Ma questo non significa che non esistano regole.
Anche ad Apple le relazioni sul lavoro non sono vietate, ma vengono monitorate attentamente. Quando emergono dinamiche sentimentali all’interno di un team, soprattutto se coinvolgono ruoli di supervisione, le risorse umane intervengono. In genere, lo fanno senza clamore, spostando le persone coinvolte o ridefinendo le responsabilità, per evitare favoritismi o problemi di morale nel gruppo.
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